Un avvocato, incastrato nella razionalizzazione, logorroico, provocatore, comico, è il protagonista di un libro, di Diego De Silva, Vincenzo Malinconico, con un bisogno invalidante di trovare una spiegazione razionale, ai sentimenti,
ai legami emotivi, un’analisi fai da te svilente, bizzarra ma intelligente. Quanti Vincenzo Malinconico conosciamo? Incontriamo tutti i giorni sul posto di lavoro, o ancora più vicino, in famiglia? Persone che si muovono perfettamente, ma solo dentro schemi rigidi.
Qualunque esperienza, conoscenza che viviamo, che ci attraversa, è imbevuta da tensione emozionale, c’è la vita emozionale e la vita razionale. La scuola tende a sviluppare facoltà discorsive e rappresentative, e molto meno facoltà intuitive, e tuttavia anche questa deve essere sviluppata. Intelligenza e istinto si intrecciano e si integrano reciprocamente, questo equilibrio tra i due, rischia di spezzarsi, quando i fattori affettivi, i fattori irrazionali, della vita siano feriti e compromessi da una qualche esperienza. L’intelligenza sottratta all’azione frenante della vita affettiva, si inaridisce e si deforma, quando l’equilibrio tra ragione ed emozione si rompe, la razionalizzazione, come in questo caso dilagano nel contesto di una vita, dalla quale scompare la mobilità vitale, e per quanto alta sia l’intelligenza, in questa forma così inaridita ed irrigidita non conduce più da nessuna parte. Le emozioni sono il linguaggio di un corpo narrante, del cuore, il pensiero è espressione della percezione della nostra conoscenza.